Ti ricordi il primo giorno di scuola?

Mamma e papà che immortalano con la polaroid la tua figura imbronciata racchiusa in un grembiulino…
Il timore delle punizioni corporali in seguito alla visione di trucidi cartoni animati giapponesi…
La maestra pingue e gioviale che fatica a ricordare il tuo nome e ti chiama “coso”…

È giunta finalmente l’ora della vendetta!

Non nei confronti dei tuoi pargoli, bada bene.
Essi un giorno cresceranno e ti potranno buttare in un ospizio, pertanto non sfidarli.
Come ogni scuola ci insegna, il bullismo si pratica nei confronti di chi è più debole: i robot!

Un team di ricerca ha approntato una vera e propria scuola per robot.
L’obiettivo è far sì che imparino a svolgere compiti domestici, in modo da diventare un valido supporto
a persone disabili che non sono in grado di compiere le normali faccende quotidiane.

Non si pensi, come accade fin troppo spesso in questo Paese, che questo tipo di ricerca sia inutile.
Prendere un bicchiere e riempirlo d’acqua; passare lo straccio sul pavimento; asciugare i piatti;
trovare un oggetto in un armadio.
Sono azioni che vanno ben al di là delle normali facoltà della categoria umana alla quale io stesso appartengo: il marito.

Istruire pertanto un robot a fare queste faccende porta principalmente due vantaggi:

1) possiamo sfogare tutta la frustrazione repressa sui banchi, a partire da quel primo giorno di scuola,
nei confronti di macchine inermi e iposenzienti. A meno che non provengano dal futuro distopico di Terminator…
2) eviteremo di cambiare l’acqua alla dentiera di nonna, poiché abbiamo istruito una macchina a farlo.

Ovviamente il progetto in questione non è pensato, al momento, per usi casalinghi (mai una gioia!)
ma solo a fini di studio.
Ma se il robot si impegna, se studia, se si applica, un giorno potrebbe terminare
la nostra schiavitù dalle incombenze domestiche.
E così i ricordi del primo giorno di scuola assumeranno forme diverse, quasi piacevoli…